“Tenendo gli
occhi su Gesù, autore e compitore della nostra
fede, il quale, per la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce,
disprezzando il vituperio, e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.” (Ebrei 12:2)
Ricordo la
dolce sensazione che provavo subito dopo aver passato un esame universitario; mentre
camminavo verso la stazione di Genova Brignole, ero pervaso da un grande senso
di leggerezza. Dopo settimane di studio in preparazione all’esame, l’ultima
cosa cui volevo pensare erano le settimane che mi stavano davanti per la
preparazione dell’esame successivo.
Il giorno della
mia laurea è stato come una liberazione da un grande peso: sei anni e
innumerevoli ore di studio dopo la mia iscrizione, avevo raggiunto lo scopo che
mi ero prefissato scegliendo di andare all’università.
Se quel giorno
stesso qualcuno mi avesse chiesto se fossi stato disposto a ricominciare gli
studi da zero il giorno dopo, avrei chiaramente detto di no! Pensandoci bene,
sapendo a posteriori a cosa andrei incontro, direi ancora oggi di no.
Gesù ha vissuto
con una nube nel Suo futuro, fin dall’eternità; nella Bibbia è scritto che “per
la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce” (Ebrei 12:2). Da sempre gli
occhi di Gesù contemplavano quelle ore di agonia tra il Getsemani e la
croce, sulla quale avrebbe gridato: “Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai
abbandonato?” (Matteo 27:46).
Anche sulla
terra erano costantemente davanti ai Suoi occhi; i profeti dell’Antico
Testamento avevano preannunciato nelle Scritture le sofferenze del Messia. Gesù
sapeva cosa Lo aspettava: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e tutte le cose
scritte dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compiranno. Egli infatti
sarà consegnato in mano dei gentili, sarà schernito e oltraggiato e Gli sarà
sputato addosso. E, dopo averLo flagellato, Lo uccideranno; ma il terzo giorno
risusciterà” (Luca 18:31-33).
Parlando delle Sue
sofferenze, aveva detto: “Ora Io ho un battesimo di cui devo essere battezzato,
e come sono angustiato finché non sia compiuto” (Luca 12:50).
Gesù, “uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza” (Isaia 53:3), non vedeva l’ora di compiere il piano della salvezza e di trovarsi con l’esperienza della croce non più davanti, ma alle spalle. A pochi giorni dalla crocifissione, culmine della Sua missione terrena, Gesù disse: “Ora l'anima Mia è turbata; e che dirò: Padre, salvaMi da quest'ora? Ma per questo Io sono giunto a quest'ora” (Giovanni 12:27).
Gesù, “uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza” (Isaia 53:3), non vedeva l’ora di compiere il piano della salvezza e di trovarsi con l’esperienza della croce non più davanti, ma alle spalle. A pochi giorni dalla crocifissione, culmine della Sua missione terrena, Gesù disse: “Ora l'anima Mia è turbata; e che dirò: Padre, salvaMi da quest'ora? Ma per questo Io sono giunto a quest'ora” (Giovanni 12:27).
Che cosa
risponderebbe Gesù se Gli fosse chiesto di incarnarsi e passare attraverso
tutte le sofferenze fino alla croce di nuovo? Sono convinto che lo rifarebbe, se
fosse necessario per la tua salvezza; ma non lo è, perché lo ha già fatto! Che
cosa potrebbe fare di più per mostrarti il Suo amore?
La croce è
ormai nel passato di Gesù, eppure, le Sue sofferenze non sono finite: “Gesù è
ferito nuovamente da ogni peccato.” (“La Speranza dell’uomo”, cap. 31)
Quanto ancora dovrà soffrire, prima che Lo accetterai come tuo Salvatore personale?