mercoledì 20 febbraio 2013

24. In cima al monte

“Abrahamo rispose: «Figlio mio, Dio provvederà Egli stesso l’agnello per l’olocausto»”.  (Genesi 22:8)

Erano stati i tre giorni più lunghi della sua vita: Abrahamo era arrivato al luogo che Dio gli aveva indicato. La voce che aveva imparato a conoscere bene gli aveva detto di sacrificare suo figlio Isacco, il figlio della promessa. Dio gli aveva detto di Isacco: “Io stabilirò il Mio patto con lui, come un patto eterno con la sua discendenza dopo di lui”  (Genesi 17:19).

Abrahamo disse ai servi: “Io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi ritorneremo da voi”  (Genesi 22:5); credeva alla promessa di Dio e sapeva che se avesse sacrificato suo figlio, “Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti”  (Ebrei 11:19). La sua fede fu messa a durissima prova, ma ne uscì vincitrice perché si appoggiava sulle infallibili promesse di Dio.

Padre e figlio presero la legna, il fuoco ed il coltello per l’olocausto e si incamminarono verso la cima del monte. Lungo la strada Isacco chiese al padre: “Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?” (Genesi 22:7). La risposta di Abrahamo, oltre a testimoniare della sua fiducia in Dio, fu profetica: “Figlio mio, Dio provvederà Egli stesso l'agnello per l'olocausto”  (Genesi 22:8).
Non solo Dio provvide quello stesso giorno per il sacrificio, ma sarebbe diventato Egli stesso l’Agnello. Gesù era la risposta alla domanda di Isacco, Egli è “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”  (Giovanni 1:29).

“Abrahamo edificò l’altare e vi accomodò la legna; poi legò Isacco suo figlio e lo depose sull’altare sopra la legna”  (Genesi 22:9): immagino che lacrime scendevano lungo le sue guance mentre si preparava per il sacrificio. Isacco non si ribellò all’anziano padre, ma si lasciò legare docilmente e deporre sull’altare. 
“Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio”  (Genesi 22:10); ma l’angelo dell’Eterno lo fermò. Abrahamo poi vide un montone impigliato in un cespuglio e “l’offerse in olocausto al posto di suo figlio”  (Genesi 22:13)

Immagina, per un momento, di essere Isacco, cerca di immedesimarti nei suoi pensieri durante quegli istanti. Isacco era stato sull’altare, pronto per essere immolato; solo pochi minuti dopo contemplò la scena del montone che veniva offerto in sacrificio su quello stesso altare. Pensa a cosa avrà provato nel vedere quel montone morire al suo posto!

Sulla cima del monte, Abrahamo e Isacco compresero molto bene il valore del sacrificio sostitutivo di Gesù; Dio illuminò le loro menti riguardo il meraviglioso piano della redenzione. Gesù stesso menzionò quel giorno, parlando con i Giudei: “Abrahamo, vostro padre, giubilò nella speranza di vedere il Mio giorno; lo vide e se ne rallegrò”  (Giovanni 8:56).

Abrahamo vide il sacrificio di Gesù attraverso l’esperienza vissuta in cima al monte; padre e figlio si rallegrarono nel vedere il montone morire, comprendendo che un giorno Dio avrebbe offerto “il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna”  (Giovanni 3:16).
La loro gioia era costata una vita innocente; così, parlando di Gesù, la Bibbia dice che “il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di Lui, e per le Sue lividure noi siamo stati guariti”  (Isaia 53:5).

Abrahamo comprese, almeno in parte, la sofferenza del Padre nel vedere l’agonia di Gesù “trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità”  (Isaia 53:5).
Isacco, invece, rappresenta il Figlio di Dio; come non si ribellò alla volontà del padre, lasciandosi legare e mettere sull’altare, così Gesù si sottomise alla volontà del Padre nel Getsemani e “abbassò Se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce”  (Filippesi 2:8).

“Per salvare gli uomini decaduti, il Cristo, il Re di gloria, offrì la Sua vita. Quale prova più grande Dio poteva offrire del Suo infinito amore, della Sua immensa compassione per l’uomo?”. (“Patriarchi e profeti”, cap. 13)
Certamente Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio, ma Lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con Lui?  (Romani 8:32).