giovedì 27 dicembre 2012

22. Uno spreco d'amore

“Questo infatti è buono ed accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità.”  (1Timoteo 2:3-4)

In un mercato sempre più saturo, il lancio di ogni nuovo prodotto deve essere pianificato nei minimi dettagli dalle aziende. Ogni azienda che investe parte delle sue risorse in un nuovo prodotto ricerca un profitto. Investire in un prodotto che si rivelerà un insuccesso è considerato a posteriori come uno spreco di risorse; nessuna azienda investirebbe in un prodotto sapendo in anticipo che sarà un fallimento.

L’apostolo Paolo affermò che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati”  (1Timoteo 2:4); desiderare qualcosa senza fare niente per ottenerla è inutile. Dio non si è limitato a voler salvare tutti gli uomini, ma ha anche fatto qualcosa per salvarli. Infatti, poco più avanti Paolo aggiunge che Gesù “ha dato Se stesso come prezzo di riscatto per tutti”  (1Timoteo 2:6).

Gesù sapeva in anticipo che la maggior parte dell’umanità non avrebbe accettato il Suo sacrificio; sapeva che il piano della salvezza sarebbe stato un grande spreco d’amore. L’amore di Dio non accettato è il più triste tra gli sprechi. Rifletti: Gesù è morto per quelli che alla fine saranno perduti proprio come per quelli che saranno salvati.

Spesso ho sentito affermare che Gesù sarebbe venuto sulla terra a morire in croce anche solo per una persona. È vero. “Il Salvatore sarebbe passato attraverso l’agonia del Calvario perché anche solo un’anima che potesse essere salvata.”  (“La Speranza dell’uomo”, cap. 52)
Ma c’è di più. Certo, Gesù sarebbe venuto sulla terra anche solo per te, per uno solo; ma sarebbe venuto anche se avesse visto in anticipo che nessuno Lo avrebbe accettato.

Anche per zero.

“Gesù non pensò al cielo come a un luogo desiderabile quando eravamo perduti. Lo lasciò per una vita di disonore e disprezzo e per una morte vergognosa.”  (“Sulle orme del Gran Medico”, cap. 6)
Gesù non poteva rimanere in cielo vedendoci perduti; il Suo amore Lo costringeva a venire tra noi e a morire per noi. Lo avrebbe fatto anche per nessuno, perché il Suo amore per noi non dipende dalla nostra risposta.

Non poteva rimanere in cielo senza darci almeno la possibilità di essere salvati; il cielo ha investito tutte le sue risorse solo in una possibilità: “Il cuore di Dio si strugge per i Suoi figli di questa terra con un amore più forte della morte. Dando Suo Figlio, ha riversato su di noi tutto il cielo in un solo dono.”  (“Passi verso Gesù”, cap. 2)

Alla fine il sacrificio di Cristo sarà comunque un infinito spreco d’amore, a causa di tutti quelli che Lo avranno rifiutato; ma, per Gesù, ne sarà ugualmente valsa la pena. Prego che, almeno per te, la croce non sarà uno spreco d’amore; che, almeno per te, Gesù non sia morto invano.

domenica 16 dicembre 2012

21. Tu sei prezioso - Parte2

“Perché tu sei prezioso ai Miei occhi e onorato, e Io ti amo, Io dò uomini al tuo posto e popoli in cambio della tua vita.”  (Isaia 43:4)

Hai mai comprato su internet? Se sì, come ti sei sentito la prima volta? Se no, che cosa ti frena dal farlo? Ammetto di aver sempre avuto un po’ di timore a comprare tramite internet; avevo paura di essere vittima di una fregatura, di pagare in anticipo e di non veder arrivare la merce ordinata. Altri hanno paura che la loro carta di credito possa essere clonata.

Ho cominciato a comprare su internet proprio poco prima di sposarmi. Avendo paura di volare, durante i tre anni di fidanzamento ero sempre andato a trovare mia moglie in treno; ma per andare al mio matrimonio avevo deciso di prendere per la prima volta l’aereo. Ho dovuto acquistare il biglietto via internet. 
La gioia di andare a sposarmi è stata più forte della mia paura di volare e di acquistare su internet. Quanti di noi, però, comprerebbero qualcosa sapendo per certo di ricevere in cambio una fregatura?

Nessuno. Tranne Gesù.

Gesù sapeva che sarebbe morto per ricevere in cambio una fregatura: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!”  (Matteo 7:13-14). Gesù sapeva che la maggior parte dell’umanità non avrebbe accettato il Suo sacrificio.

“Perché tu sei prezioso ai Miei occhi e onorato, e Io ti amo, Io dò uomini al tuo posto e popoli in cambio della tua vita”  (Isaia 43:4); sei infinitamente prezioso agli occhi di Gesù. La seconda parte del versetto dice che Dio dà uomini al tuo posto. Che cosa significa? Forse Dio fa scambio d’anime?

Torniamo indietro nel tempo, fino a prima della creazione del mondo. Dio vede “la fine fin dal principio, e molto tempo prima le cose non ancora avvenute”  (Isaia 46:10); sapeva che, se avesse creato l’umanità, questa sarebbe caduta nel peccato e sarebbe dovuto morire per essa.

Sapeva che la maggior parte di noi Lo avrebbe comunque rifiutato; questo non Lo ha frenato dal crearci e dall’attuare il piano della redenzione. Dio ama coloro che saranno perduti quanto coloro che saranno salvati; Gesù è morto per tutti.
Eppure ha scelto di passare attraverso l’esperienza di perdere la maggior parte dell’umanità, pur di avere i salvati in cielo per l’eternità. Si è inflitto milioni di coltellate al cuore pur di darti la possibilità di essere salvato.

“Chi può stimare il valore di un’anima? Andate nel Getsemani, e vegliate per quelle lunghe ore d’angoscia con Cristo, mentre sudava grandi gocce di sangue; guardate al Salvatore innalzato sulla croce; ascoltate il grido disperato: «Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?»  (Marco 15:34). Contemplate il capo ferito, il costato e i piedi trafitti. Ricordate che Cristo ha rischiato tutto; «tentato in ogni cosa come noi»  (Ebrei 4:15), Egli ha messo a rischio addirittura la Sua stessa esistenza eterna per il problema del gran conflitto. Il cielo stesso fu messo in pericolo per la nostra redenzione. Ai piedi della croce, ricordando che Gesù avrebbe dato la Sua vita anche per un solo peccatore, possiamo stimare il valore di un’anima.”  (“General Conference Bulletin”, 1 Dicembre 1895)

venerdì 7 dicembre 2012

20. Tu sei prezioso - Parte1

“Sapendo che non con cose corruttibili, come argento od oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come di agnello senza difetto e senza macchia.”  (1Pietro 1:18-19)

Ricordo il giorno in cui sono andato con mia moglie in un negozio per arredi bagno con l'intenzione di acquistare una piantana per asciugamani; con mia sorpresa ho appreso che la più economica si aggirava sui 160 €!
Siamo usciti dal negozio in fretta. Non c'è piantana al mondo, per me, che valga 160 €; in altre parole, non sarò mai disposto a spendere così tanti soldi per avere una piantana per asciugamani in cambio.

Ti è mai capitato di notare in una vetrina un paio di scarpe che ti piacevano e, dopo aver visto il prezzo, decidere che non ti piacevano più? Se sì, significa che, per te, non valeva la pena sacrificare così tanti soldi per quel paio di scarpe; magari mentre ragionavi in questo modo, una persona accanto a te, guardando lo stesso paio di scarpe e il cartellino con lo stesso prezzo, è entrata e ha deciso di comprarle! Perché?

Il valore è soggettivo.

Valore e prezzo sono due concetti diversi; il prezzo di un oggetto, generalmente, è stabilito da chi vende, mentre il valore è deciso da chi compra.
Chi decide di non comprare è perché non ritiene che quell'oggetto valga il prezzo esposto. Chi decide di comprare, invece, crede che valga la pena sacrificare la somma di denaro indicata nel prezzo per avere l'oggetto in cambio; il valore è stabilito dalla persona disposta a comprare, cioè a pagare il prezzo.

L'apostolo Paolo scrisse: “Infatti siete stati comprati a caro prezzo”  (1Corinzi 6:20); quanto caro? Pietro scrisse che siamo stati riscattati “col prezioso sangue di Cristo”  (1Pietro 1:19). Quanto è prezioso il sangue di Gesù? La Bibbia insegna che il sangue rappresenta la vita stessa, perché sostiene la vita di un essere: “Poiché la vita della carne è nel sangue”  (Levitico 17:11). 

Il sangue che Gesù ha versato sulla croce, quindi, rappresenta la Sua stessa vita: “Perché ha versato la Sua vita fino a morire”  (Isaia 53:12). Gesù è Dio, esiste da sempre e per sempre. La Sua vita è eterna. Quanto vale la vita eterna di Gesù? Si può quantificare? Ha un valore inestimabile, infinito. Questo è ciò che Gesù ha rischiato, sacrificato per te. Qual è il tuo valore ai Suoi occhi?

Infinito.

Potrai non valere niente per tutto il mondo intorno a te, ma sei infinitamente prezioso per Dio, quanto la vita stessa di Suo Figlio. Nessuno al mondo può toglierti il valore che la croce ti dà; Gesù ha stabilito il tuo reale valore, perché è stato disposto a comprarti. Nessuno al mondo ti amerà mai quanto Gesù ti ama.

“Il costo della nostra redenzione non sarà pienamente conosciuto finché i redenti non si troveranno col Redentore davanti al trono di Dio. Allora, davanti alle glorie del cielo, ricorderemo che Gesù ha lasciato tutto per noi, per rischiare esule una sconfitta e la perdita eterna.”  ("La Speranza dell'uomo", cap. 13) 

mercoledì 21 novembre 2012

19. Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?

“Verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce, dicendo: «Elì, Elì, lammà sabactanì?». Cioè: «Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?».”  (Matteo 27:46)

Sul Golgota, quel giorno, c’erano tre croci. Una era per Gesù. Al Suo fianco furono crocifissi due ladroni; così si adempì la Scrittura che dice: “Ed è stato annoverato fra i trasgressori”  (Isaia 53:12).
Altre profezie dell’Antico Testamento descrivevano esattamente quello che sarebbe successo il giorno della morte del Messia; Davide aveva scritto nei Salmi: “Spartiscono fra loro le Mie vesti e tirano a sorte la Mia tunica”  (Salmo 22:18). “Mi hanno invece dato fiele per cibo, e nella Mia sete Mi hanno dato da bere dell'aceto”  (Salmo 69:21). Gesù vide queste parole avverarsi alla lettera sotto i Suoi occhi.

Ai piedi della croce, i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani Lo ingiuriavano: “Egli ha salvato gli altri e non può salvare Se stesso; se è il re d'Israele, scenda ora giù dalla croce e noi crederemo in Lui; Egli si è confidato in Dio; Lo liberi ora, se veramente Lo gradisce, poiché ha detto: «Io sono il Figlio di Dio»”  (Matteo 27:42-43). Le loro parole erano state predette con precisione secoli prima nel Salmo 22, ma non si accorgevano di adempiere quella profezia pronunciandole!

Non avevano creduto a Gesù nonostante il Suo carattere amorevole, i Suoi miracoli in favore dell’umanità sofferente e ora affermavano che, se fosse sceso dalla croce davanti ai loro occhi, avrebbero creduto in Lui!
Per Gesù era una tentazione reale; era in Suo potere scendere dalla croce. Perché non scese? Non desiderava che credessero in Lui? Perché rimase sulla croce?

Per amore.

Gesù voleva salvare anche coloro che Lo avevano rifiutato e condannato a morte; aveva interceduto per loro: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”  (Luca 23:34). E avrebbe sparso il Suo sangue per loro.
Tenebre soprannaturali scesero su tutto il paese; il predicatore Dwight Moody affermò: “Quando Cristo nacque, l’oscurità di mezzanotte si trasformò nella luminosità del mezzodì; quando Cristo morì, il mezzogiorno si offuscò divenendo mezzanotte.”

“Verso l'ora nona, Gesù gridò con gran voce dicendo: «Elì, Elì, lammà sabactanì?». Cioè: «Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?»”  (Matteo 27:46). Sulla croce, Gesù provò un’angoscia umanamente incomprensibile; per la prima volta dall’eternità, non poteva avere comunione con il Padre, a causa dei peccati di cui si era caricato.
Per ispirazione divina, la Sua agonia fu descritta da Davide: “Poiché cani Mi hanno circondato; uno stuolo di malfattori Mi ha attorniato; Mi hanno forato le mani e i piedi; posso contare tutte le Mie ossa; essi Mi guardano e Mi osservano”  (Salmo 22:16-17). “Ho aspettato chi Mi confortasse, ma invano; ho atteso chi Mi consolasse, ma non ci fu alcuno”  (Salmo 69:20).

“Satana rivolse contro Gesù le sue tremende tentazioni. Il Salvatore non riusciva a scorgere nulla al di là della tomba. Vacillava la speranza della Sua vittoria sul sepolcro, e non era più sicuro che il Suo sacrificio fosse gradito al Padre. Sapendo che il peccato è odioso agli occhi di Dio, temeva che la separazione fosse eterna. Cristo avvertì l’angoscia che ogni peccatore prova quando la misericordia cessa di intercedere in suo favore. Furono la consapevolezza del peccato e della disapprovazione divina a rendere tanto amaro il calice e a spezzare il cuore del Figlio di Dio.”  (“La Speranza dell’uomo”, cap. 78)

“E Gesù, gridando con gran voce, disse: «Padre, nelle Tue mani rimetto il Mio spirito». E detto questo, rese lo spirito”  (Luca 23:46); per fede si affidò al Padre nella morte, così come aveva fatto ogni giorno della Sua vita. Il cuore del Figlio di Dio si ruppe sotto il peso dei peccati del mondo: “L'oltraggio Mi ha rotto il cuore e sono tutto dolente”  (Salmo 69:20).

“Non furono né il colpo di lancia né il dolore della croce a causare la morte di Gesù. Il gran grido al momento della morte, il fiotto di sangue e di acqua che sgorgavano dal Suo fianco, attestavano che Gesù era morto di crepacuore. L’angoscia morale aveva spezzato il Suo cuore. Egli fu ucciso dal peccato del mondo.”  (“La Speranza dell’uomo”, cap. 80) 

lunedì 19 novembre 2012

18. Getsemani

"Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre Io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e grande angoscia. Allora Egli disse loro: «L'anima Mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con Me».”  (Matteo 26:36-38)

I discepoli non avevano mai visto Gesù oppresso da angoscia; Colui che aveva sempre risollevato gli afflitti ora cercava simpatia umana, chiedendo a Pietro, Giacomo e Giovanni di pregare con Lui. Gesù si gettò sulle ginocchia con la faccia a terra, pregando: “Padre Mio, se è possibile, allontana da Me questo calice; tuttavia non come Io voglio, ma come vuoi Tu”  (Matteo 26:39).
Gesù tremava di fronte al calice che doveva bere. Cos’era questo calice? Che cosa temeva? Le sofferenze fisiche che avrebbe patito sulla croce? No. Tempo prima, infatti, aveva detto ai discepoli: “Non temete coloro che uccidono il corpo, e dopo questo non possono far niente di più”  (Luca 12:4).

Nel Getsemani, Gesù si stava caricando della colpa dei peccati di un’umanità ribelle a Dio: “Ma Egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di Lui, e per le Sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l'Eterno ha fatto ricadere su di Lui l'iniquità di noi tutti”  (Isaia 53:5-6).

Poco prima, i discepoli avevano ascoltato parole cupe dalla Sua bocca: “Voi tutti sarete scandalizzati di Me questa notte, perché sta scritto: «Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse»”  (Marco 14:27). Gesù stava citando un passaggio del profeta Zaccaria; le parole precedenti a queste recitano: “Dèstati, o spada, contro il Mio Pastore e contro l’uomo che è Mio compagno – dice l’Eterno degli eserciti”  (Zaccaria 13:7).
Era il Padre stesso che porgeva questo calice amaro a Gesù, l’Agnello di Dio “preconosciuto prima dalla fondazione del mondo”  (1Pietro 1:20), affinché si adempisse il grande piano della salvezza, concepito fin dall’eternità.

In quei momenti di terribile agonia, Satana cercava di distogliere il Figlio di Dio dall’andare alla croce. Gesù sapeva molto bene che il peccato produce una separazione da Dio; Satana suggeriva a Gesù che, caricandosi della condanna dei peccati dell’umanità, quella separazione sarebbe stata eterna, che non avrebbe mai più rivisto il Padre e avrebbe perso la Sua stessa vita eterna per un’umanità ingrata, che non avrebbe mai compreso il Suo sacrificio.
Le evidenze, in effetti, sembravano dare ragione al tentatore; nemmeno il popolo eletto, Israele, aveva accolto il Messia promesso, nemmeno la famiglia di Gesù e i dodici apostoli avevano compreso pienamente la natura della missione del loro Maestro.

Le Scritture erano l’unica arma di Gesù contro la tentazione di Satana; Isaia aveva profetizzato che Gesù avrebbe avuto un futuro oltre la tomba, avrebbe visto avrebbe visto i salvati, frutto delle Sue sofferenze, e si sarebbe rallegrato. 
Gesù si aggrappò a questa promessa: “Ma piacque all'Eterno di percuoterLo, di farLo soffrire. Dopo aver dato la Sua vita in sacrificio per il peccato, Egli vedrà una progenie, prolungherà i Suoi giorni, e la volontà dell'Eterno prospererà nelle Sue mani. Egli vedrà il frutto del travaglio della Sua anima e ne sarà soddisfatto; per la Sua conoscenza, il giusto, il Mio servo, renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità”  (Isaia 53:10-11).

Quella sera stessa, prima di uscire per recarsi nel Getsemani, durante l’ultima cena, Gesù aveva offerto ai discepoli un altro calice, dicendo loro: “Bevetene tutti, perché questo è il Mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati”  (Matteo 26:27-28).
Gesù ha bevuto il calice dell’ira di Dio contro il peccato, perché tu potessi bere il calice della salvezza: “Che darò all'Eterno in cambio di tutti i benefici che mi ha fatto? Io alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome dell’Eterno”  (Salmo 116:12-13).

martedì 20 marzo 2012

17. Il frutto del travaglio - Parte2

“Tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce, disprezzando il vituperio, e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.”  (Ebrei 12:2)

Ricordo la dolce sensazione che provavo subito dopo aver passato un esame universitario; mentre camminavo verso la stazione di Genova Brignole, ero pervaso da un grande senso di leggerezza. Dopo settimane di studio in preparazione all’esame, l’ultima cosa cui volevo pensare erano le settimane che mi stavano davanti per la preparazione dell’esame successivo.

Il giorno della mia laurea è stato come una liberazione da un grande peso: sei anni e innumerevoli ore di studio dopo la mia iscrizione, avevo raggiunto lo scopo che mi ero prefissato scegliendo di andare all’università.
Se quel giorno stesso qualcuno mi avesse chiesto se fossi stato disposto a ricominciare gli studi da zero il giorno dopo, avrei chiaramente detto di no! Pensandoci bene, sapendo a posteriori a cosa andrei incontro, direi ancora oggi di no.

Gesù ha vissuto con una nube nel Suo futuro, fin dall’eternità; nella Bibbia è scritto che “per la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce”  (Ebrei 12:2). Da sempre gli occhi di Gesù contemplavano quelle ore di agonia tra il Getsemani e la croce, sulla quale avrebbe gridato: “Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?”  (Matteo 27:46).

Anche sulla terra erano costantemente davanti ai Suoi occhi; i profeti dell’Antico Testamento avevano preannunciato nelle Scritture le sofferenze del Messia. Gesù sapeva cosa Lo aspettava: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e tutte le cose scritte dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compiranno. Egli infatti sarà consegnato in mano dei gentili, sarà schernito e oltraggiato e Gli sarà sputato addosso. E, dopo averLo flagellato, Lo uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà”  (Luca 18:31-33).

Parlando delle Sue sofferenze, aveva detto: “Ora Io ho un battesimo di cui devo essere battezzato, e come sono angustiato finché non sia compiuto”  (Luca 12:50).
Gesù, “uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza”  (Isaia 53:3), non vedeva l’ora di compiere il piano della salvezza e di trovarsi con l’esperienza della croce non più davanti, ma alle spalle. A pochi giorni dalla crocifissione, culmine della Sua missione terrena, Gesù disse: “Ora l'anima Mia è turbata; e che dirò: Padre, salvaMi da quest'ora? Ma per questo Io sono giunto a quest'ora  (Giovanni 12:27).

Che cosa risponderebbe Gesù se Gli fosse chiesto di incarnarsi e passare attraverso tutte le sofferenze fino alla croce di nuovo? Sono convinto che lo rifarebbe, se fosse necessario per la tua salvezza; ma non lo è, perché lo ha già fatto! Che cosa potrebbe fare di più per mostrarti il Suo amore?

La croce è ormai nel passato di Gesù, eppure, le Sue sofferenze non sono finite: “Gesù è ferito nuovamente da ogni peccato.” (“La Speranza dell’uomo”, cap. 31)
Quanto ancora dovrà soffrire, prima che Lo accetterai come tuo Salvatore personale?

martedì 28 febbraio 2012

16. Il frutto del travaglio - Parte1

“Tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce, disprezzando il vituperio, e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.” (Ebrei 12:2)

Dio vede “la fine fin dal principio, e molto tempo prima le cose non ancora avvenute”  (Isaia 46:10). Quando era in cielo, prima di incarnarsi, Gesù poteva vedere a cosa sarebbe andato incontro durante la Sua vita terrena. Questo non Lo ha fermato dal venire nel nostro mondo.

“Prima dell’incarnazione aveva visto tutto il cammino che avrebbe percorso per la salvezza degli uomini, dalla mangiatoia sino al Calvario. Prima ancora di lasciare il cielo aveva contemplato le angosce che avrebbe provato, gli insulti che avrebbe ricevuto, le privazioni che avrebbe sopportato. Tuttavia disse al Padre: «Eccomi, vengo! Sta scritto di Me nel rotolo del libro. Dio mio, Io prendo piacere a far la Tua volontà, e la Tua legge è dentro al Mio cuore» (Salmo 40:7,8).”  ("La Speranza dell’uomo", cap. 45)

Che cosa animava Gesù a non rimanere in cielo? L’autore dell’epistola agli Ebrei scrisse che Gesù “per la gioia che Gli era posta davanti, soffrì la croce”  (Ebrei 12:2). C’era una gioia che i Suoi occhi contemplavano. Tra Lui e quella gioia, però, c’era qualcosa.

La croce.

Sono stato fidanzato con mia moglie per tre anni prima di sposarmi; abitavamo a circa 1500 chilometri di distanza. Siccome all’epoca non volevo prendere l’aereo, sono sempre andato a trovarla in treno; il viaggio durava circa venti ore. La gioia davanti ai miei occhi, riabbracciare la mia fidanzata, mi motivava a sopportare un viaggio così lungo.

Qual era la gioia che motivava Gesù? Parlando del Messia, il profeta Isaia aveva scritto: “Egli vedrà il frutto del travaglio della Sua anima e ne sarà soddisfatto”  (Isaia 53:11). Cristo avrebbe visto, un giorno, il frutto della Sua sofferenza. I redenti, che avrebbero ottenuto la vita eterna grazie al Suo sacrificio, sarebbero vissuti per sempre insieme a Lui, senza più dolore né male.

Questa era la gioia posta davanti agli occhi di Gesù. Per raggiungerla, Gesù è diventato uomo. Per raggiungerla, Gesù si alzava ogni mattina per pregare il Padre. Per raggiungerla, Gesù è andato al Calvario.
Se non fosse stato disposto a sopportare l’esperienza della croce, non avrebbe mai ottenuto quella gioia. Gesù ritenne che valesse la pena soffrire la croce per vedere i redenti in cielo.

“Egli contemplava sempre i frutti del Suo sacrificio. Nelle sofferenze e nelle rinunce Lo confortava il pensiero che la Sua fatica non sarebbe stata vana. Offrendo la vita per gli uomini, li avrebbe ricondotti a Dio. Però, prima di questo, ci sarebbe stato il peso dei peccati del mondo; sulla Sua anima innocente sarebbe scesa l’ombra di un dolore indescrivibile. Ma per la gioia riservataGli Egli volle sopportare la croce e sprezzò il vituperio.” ("La Speranza dell’uomo", cap. 45)

Vuoi essere parte del frutto del travaglio della Sua anima?

mercoledì 15 febbraio 2012

15. La Parola si è fatta carne

“E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi, e noi abbiamo contemplato la Sua gloria, gloria come dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità.”  (Giovanni 1:14)

Hai mai provato a immaginare gli ultimi istanti di Gesù in cielo, prima di catapultarsi, per opera dello Spirito Santo, nel grembo di Maria? Il Figlio di Dio stava per abbandonare le glorie del cielo; che cosa avrà detto lasciando, per la prima volta dall’eternità, il Padre e lo Spirito Santo?
Parlando dell’incarnazione di Gesù, l’autore dell’epistola agli Ebrei citò il Salmo 40: “Perciò, entrando nel mondo, Egli dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma Mi hai preparato un corpo». Allora Io ho detto: «Ecco, Io vengo; nel rotolo del libro è scritto di Me; Io vengo per fare, o Dio, la Tua volontà»  (Ebrei 10:5,7).

Commentando questo passo, l’autrice Ellen White scrisse: “In queste parole si annuncia l’adempiersi del proposito che era stato nascosto fin dall’eternità. Cristo stava per venire nel nostro mondo, per incarnarsi. […] La manifestazione della Sua gloria fu velata, perché potessimo contemplarla senza esserne annientati. La Sua divinità fu velata nell’umanità, la gloria invisibile nella forma umana visibile.” (“La Speranza dell’uomo”, cap. 1)

La Bibbia dice che Gesù “essendo in forma di Dio, non considerò rapina l'essere uguale a Dio, ma annichilì Se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini” (Filippesi 2:6-7). Non possiamo capire pienamente cosa ha significato per Dio diventare uomo, perché non siamo mai stati come Dio. Egli è onnipotente (può tutto), onnipresente (è ovunque) e onnisciente (sa tutto).

Gesù è Dio fin dall’eternità, ed è stato disposto a prendere su di Sé la natura umana con tutte le sue limitazioni; quando era sulla terra non poteva, ad esempio, essere ovunque o vedere ogni cosa allo stesso tempo. Se voleva raggiungere un luogo doveva camminare, impiegare del tempo e stancarsi.
Diventare simile a una delle Sue creature è stata un’umiliazione infinita per il Creatore dell’Universo; Martin Lutero affermò: “Il mistero della natura umana di Cristo, che si è calato nella nostra carne, va oltre ogni comprensione umana.”

Dopo la risurrezione, Gesù disse ai discepoli: “Guardate le Mie mani e i Miei piedi, perché sono Io. Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho Io”  (Luca 24:39). L’apostolo Paolo scrisse che Gesù, quando ritornerà, “trasformerà il nostro umile corpo, affinché sia reso conforme al Suo corpo glorioso”  (Filippesi 3:21). Gesù è risuscitato con un corpo umano glorificato, corpo che i salvati riceveranno al Suo ritorno; ha preso su di Sé la natura umana per conservarla, anche dopo la risurrezione!

E per l’eternità.

“Prendendo la nostra natura, il Salvatore ha unito a Sé l’umanità con un legame che non potrà mai essere infranto. Per tutta l’eternità rimarrà unito a noi. «Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figliuolo» (Giovanni 3:16). Egli Lo ha dato non soltanto per portare i nostri peccati e per morire come nostro sacrificio, ma Lo ha dato alla stirpe umana decaduta. Dio ha dato il Suo unigenito Figliuolo come prova della Sua immutabile intenzione riconciliatrice, per farLo entrare nella famiglia umana e farGli conservare in eterno la natura umana.”  (“La Speranza dell’uomo”, cap. 1)

“E, senza alcun dubbio, grande è il mistero della pietà: Dio è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato tra i gentili, è stato creduto nel mondo, è stato accolto nella gloria”  (1Timoteo 3:16).

martedì 31 gennaio 2012

14. Ti fidanzerò a Me - Parte2

Ti fidanzerò a Me per l'eternità; sì, ti fidanzerò a Me in giustizia, in diritto, in benignità e in compassioni. Ti fidanzerò a Me in fedeltà, e tu conoscerai l'Eterno.”  (Osea 2:19-20)

Durante le prime settimane di fidanzamento con mia moglie, ho trascorso diverse volte anche quattro o cinque ore al telefono con lei. Desideravamo conoscere tutto dell’altro; come altro avremmo potuto fare se non impegnandoci a trascorrere del tempo insieme?
La distanza che ci separava, circa 1500 chilometri, non ci permetteva di vederci spesso, ma non ci impediva di sentirci quotidianamente; si possono contare sulle dita di una mano i giorni in cui non ci siamo sentiti nel corso dei tre anni di fidanzamento!

“Ti fidanzerò a Me in fedeltà, e tu conoscerai l'Eterno”  (Osea 2:20); Dio desidera che Lo conosciamo intimamente. Il verbo “conoscere” in questo passaggio, in ebraico, è lo stesso che descrive l’intimità tra marito e moglie. L’unione matrimoniale è un’immagine del legame spirituale che Gesù vuole vivere con te; Paolo scrisse: “«Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne». Questo mistero è grande; or io lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa”  (Efesini 5:31-32).

Gesù ha detto: “Or questa è la vita eterna, che conoscano Te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che Tu hai mandato"  (Giovanni 17:3). Dio desidera che tu conosca come Egli è veramente, perché ti ama e vuole donarti vita eterna. Rifletti: chi tradisce il coniuge è perché non lo ama; chi non è fedele a Dio è perché non Lo ha conosciuto veramente.
Dio non è amato, perché non è conosciuto; l’autore A.W. Tozer ha affermato: “È una ben nota legge della vita spirituale il fatto che il nostro amore per Dio nascerà e fiorirà mentre la nostra conoscenza di Lui crescerà. ConoscerLo significa amarLo, e conoscerLo meglio significa amarLo di più.” 

Ricordo la prima volta che mia moglie mi è venuta a trovare a casa dei miei; stavamo insieme da poco più di due mesi ed era la seconda volta che ci rivedevamo. Era partita con il treno dalla Sicilia al mattino presto; io ero partito da casa, dopo pranzo, dalla Liguria. Ci saremmo incontrati alla stazione di Roma Termini nel tardo pomeriggio per poi prendere, un’ora dopo, un altro treno che ci avrebbe portati a casa mia.

Il mio desiderio di rivederla era così grande che ero stato disposto a fare cinque ore di treno per riabbracciarla il più presto possibile! Quando un passeggero del mio scompartimento ha scoperto il motivo del mio viaggio, ha esclamato con stupore: “Wow! Io non avrei mai fatto una cosa simile!”.
Quando si ama una persona, si desidera stare insieme a lei; così, se ami Dio, troverai la tua gioia nel trascorrere del tempo con Lui: “Il desiderio della nostra anima si volge al Tuo nome e al Tuo ricordo. Con la mia anima Ti desidero di notte, sì, con lo spirito che è dentro di me Ti cerco al mattino presto” (Isaia 26:8-9).

La mia preghiera per te è la stessa di Paolo per gli Efesini: “Affinché, radicati e fondati nell'amore, possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l'altezza, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza”  (Efesini 3:17-19).

martedì 24 gennaio 2012

13. Ti fidanzerò a Me - Parte1

Ti fidanzerò a Me per l'eternità; sì, ti fidanzerò a Me in giustizia, in diritto, in benignità e in compassioni. Ti fidanzerò a Me in fedeltà, e tu conoscerai l'Eterno.”  (Osea 2:19-20)

La poetessa Rose Thorpe, in un poema ambientato al tempo di Oliver Cromwell, racconta la storia di Basil, un uomo che doveva essere giustiziato al suono della campana per il coprifuoco. All’ora stabilita la campana fu azionata, ma non si sentì alcun suono. Bessie, la fidanzata di Basil, si era aggrappata al battaglio della campana per impedire che suonasse. Nel frattempo era giunto nel villaggio Oliver Cromwell; Bessie si precipitò da lui raccontandogli l’accaduto e mostrando le mani e il corpo ferito. Cromwell, toccato da quel gesto, sentenziò: “La campana non suonerà questa sera!”.

Il poema finisce con i due fidanzati che si abbracciano. Ho provato a immaginare un finale diverso: Basil, ringrazia Bessie per avergli salvato la vita, ma le dice: “Non voglio più stare con te, mi sono innamorato di un’altra”. Pensa ai sentimenti della ragazza nell’ascoltare queste parole. Dopo aver donato Se stesso e sofferto a causa della disubbidienza dell’umanità, che cosa prova Gesù, vedendo le Sue creature tradirLo?

La storia del profeta Osea è una parabola vivente della relazione tra Dio e il Suo popolo infedele: “L'Eterno disse ad Osea: «Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, perché il paese continua a prostituirsi, allontanandosi dall'Eterno»”  (Osea 1:2).

Osea ubbidì e prese in moglie Gomer, una donna adultera, ed ebbe dei figli con lei. Dal libro di Osea, si deduce che Gomer continuò a essere infedele al marito e che i due si erano separati. “L'Eterno mi disse ancora: «Va' e ama una donna amata da un amante e adultera, come l'Eterno ama i figli d'Israele, benché essi si volgano ad altri dèi»”  (Osea 3:1).

Attraverso questa esperienza, comprendiamo che Dio continuava ad amare profondamente il Suo popolo ribelle; così Dio ci ama nonostante quello che siamo: “Io li attiravo con corde umane, con vincoli d'amore. Il Mio cuore si commuove dentro di Me, le Mie compassioni si infiammano tutte”  (Osea 11:4,8).

Osea andò e riscattò Gomer: “Così io me la comprai per quindici sicli d'argento e per un homer e mezzo di orzo”  (Osea 3:2). L’orzo era considerato cibo per gli schiavi, e trenta sicli d’argento, in questo caso pagati in parte con orzo, erano il prezzo di uno schiavo; questi dettagli suggeriscono che Osea andò al mercato degli schiavi per riscattare sua moglie. Quanto era caduta in basso Gomer! Non valeva molto agli occhi di tutti, ma c’era una persona per la quale era ancora preziosa.

Osea.

Allo stesso modo l’umanità ribelle e schiava del peccato era preziosa agli occhi di Gesù, “il quale ha dato Se stesso come prezzo di riscatto per tutti”  (1Timoteo 2:6).
“Poiché il tuo creatore è il tuo sposo. Poiché l'Eterno ti ha chiamato come una donna abbandonata e afflitta nel suo spirito, come la sposa della giovinezza che è stata ripudiata... con un amore eterno avrò compassione di te, dice l'Eterno, il tuo Redentore”  (Isaia 54:5-6,8).

Il cuore di Gomer probabilmente sussultò nel vedere il marito, che aveva tradito, arrivare con il prezzo del riscatto; aveva due destini davanti a sé. La schiavitù da una parte e tornare con suo marito Osea dall’altra. Un marito che le rinnovò la sua promessa di fedeltà: “Tu starai con me molti giorni, non ti prostituirai e non sarai di alcun uomo; io farò lo stesso con te”  (Osea 3:3). Allo stesso modo Dio è fedele anche quando noi non lo siamo: “Se siamo infedeli, Egli rimane fedele, perché Egli non può rinnegare Se stesso”  (2Timoteo 2:13).

Il libro di Osea non riporta quale sia stata la risposta di Gomer all’invito di Osea di tornare insieme a lui; pensa a quale follia sarebbe stata rifiutare una simile proposta!
“Che cosa devo fare con te, o Efraim? Che cosa devo fare con te, o Giuda? Il vostro amore è come una nuvola mattutina, come la rugiada che al mattino presto scompare” (Osea 6:4). La maggior parte rifiuta l’amore che Dio ha mostrato con il sacrificio di Gesù. Cos’altro dovrebbe fare Gesù per avere il tuo amore?

lunedì 16 gennaio 2012

12. Il primo inganno

Certamente Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio, ma Lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con Lui?”  (Romani 8:32)

Ricordo che parecchi anni fa ho visto, purtroppo, il film “L’avvocato del diavolo”. Mi è rimasta impressa la scena finale nella quale il diavolo incontra il protagonista, dicendogli che Dio aveva creato l’uomo con degli istinti, per poi ordinargli: “Guarda, ma non toccare! Tocca, ma non assaggiare! Assaggia, ma non inghiottire!”. Il diavolo presentava se stesso come l’unico veramente interessato ai bisogni dell’uomo.

Questi argomenti sono quelli che Satana usò nel giardino dell’Eden; il primo inganno diabolico per l’umanità aveva a che fare con il carattere di Dio. E anche ogni altro suo inganno.
Dio aveva detto ad Adamo ed Eva che avrebbero potuto mangiare “liberamente di ogni albero del giardino”  (Genesi 2:16), eccetto che dell’albero della conoscenza del bene e del male. Satana affermò che il motivo della proibizione era che Dio non voleva che l’uomo diventasse come Lui: “Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come Dio”  (Genesi 3:5).

In altre parole, suggerì a Eva che poteva, con Adamo, aspirare a diventare come Dio stesso; insinuò che Dio stava sottraendo loro ciò che era per il loro bene, e perciò Dio non era interessato alla loro felicità. Gesù disse che Satana “quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna”  (Giovanni 8:44).

“Poi l'Eterno Dio piantò un giardino in Eden, ad est, e vi pose l'uomo che aveva formato. E l'Eterno Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare”  (Genesi 2:8-9); la parola ebraica Eden significa: piacere. Dio pose l’uomo in mezzo all’Eden perché potesse godere di ogni cosa bella che aveva creato per la sua gioia.

Davide scrisse: “Tu mi mostrerai il sentiero della vita; c'è abbondanza di gioia alla Tua presenza; alla Tua destra vi sono delizie in eterno”  (Salmo 16:11).
L’apostolo Paolo ci rassicura: “Certamente Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio, ma Lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con Lui?”  (Romani 8:32). Se per il nostro bene Dio ci ha donato Gesù, ciò che Gli era più prezioso, allora possiamo essere sicuri che Egli ci donerà anche ogni altra cosa di cui abbiamo bisogno per essere felici. 

Tristemente Eva credette alla menzogna di Satana e, ai nostri giorni, gli uomini, per la maggior parte, pensano che Dio non sia interessato al loro bene. Spesso il cristiano è considerato come qualcuno che non si può godere la vita, che cerca di sottrarsi dai piaceri. 
Lo scrittore C.S. Lewis ribalta abilmente questa concezione; in realtà, il vero cristiano può provare una gioia sconosciuta al mondo.
Lewis scrisse: “Siamo creature apatiche, trastullandoci con bevande e sesso ed ambizioni quando una gioia infinita ci è offerta, come un bambino ignorante che vuole continuare a fare torte di fango nella sua baracca perché non riesce di immaginare cosa significhi l’offerta di una vacanza al mare. Siamo soddisfatti troppo facilmente.” (da “The Weight of Glory”)

Dio ci dice: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? AscoltateMi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l'anima vostra gusterà cibi succulenti”  (Isaia 55:2).