mercoledì 26 ottobre 2011

06. A tastoni

“Or Egli ha tratto da un medesimo sangue tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarLo come a tastoni, benché Egli non sia lontano da ognuno di noi.”  (Atti 17:26-27)

Ti sei mai chiesto perché sei venuto al mondo? Qual è lo scopo che Dio si è prefissato per la tua esistenza? Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Timoteo 2:4), perciò ti ha creato perché desidera vivere con te per l’eternità. Gesù ha detto: “Or questa è la vita eterna, che conoscano Te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che Tu hai mandato”  (Giovanni 17:3).

Per avere vita eterna, dunque, abbiamo bisogno di conoscere Dio, ma per arrivare a conoscerLo dobbiamo prima cercarLo.
In Atti 17, nel discorso dell’apostolo Paolo agli Ateniesi, leggiamo che Dio aveva stabilito quando e dove le nazioni avrebbero abitato; le nazioni non sono altro che un insieme di molti individui, pertanto Dio aveva in mente l’epoca e il luogo della nascita di ogni singola persona.

Anche della tua.

Per quale motivo ha scelto di farti nascere dove sei nato e nell’epoca in cui sei nato? Paolo proseguì dicendo: “… affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarLo come a tastoni, benché Egli non sia lontano da ognuno di noi”  (Atti 17:27).

Dio ti ha fatto nascere affinché tu Lo cercassi; non ha importanza da quale paese tu provenga, o quale sia il tuo background familiare. Qualunque sia la tua nazionalità, ti ha creato perché tu Lo cercassi e giungessi a conoscerLo per avere vita eterna. Poiché vuole salvarti, ti ha concesso tutte le opportunità possibili per trovarLo.

Paolo disse che l’uomo cerca Dio come a tastoni; e non sempre Lo trova, anche se Egli è vicino a ciascuno dei Suoi figli. Forse non te ne accorgi, ma Dio ti è vicino e non vede l’ora che tu Lo trovi; magari ti è capitato di pensare: “Ecco, mi passa vicino e non Lo vedo, passa oltre e non me ne accorgo”  (Giobbe 9:11).

Il problema è che nasciamo in un certo senso spiritualmente ciechi. Rifletti: tutti i bambini hanno bisogno di imparare che Dio esiste. Anche un cieco, però, può cercare.

E trovare.

Mettiti un attimo nei panni di Dio: ti ha creato per salvarti, ma, per farlo, ha bisogno che tu Lo cerchi e arrivi a conoscerLo. Di una cosa puoi essere sicuro: se ancora non Lo hai trovato, sta camminando al tuo fianco, cercando disperatamente di avere la tua attenzione.

“Dio guarda dal cielo sui figli degli uomini, per vedere se vi sia qualcuno che abbia intendimento, che cerchi Dio”   (Salmo 53:2).

Quando guarda te, cosa vede?

martedì 18 ottobre 2011

05. Cisterne rotte

“Poiché il Mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato Me, la sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non tengono l'acqua.”  (Geremia 2:13)

Il re Salomone, durante i quarant’anni del suo regno, aveva ottenuto tutto quello che il mondo può offrire: potere, prestigio, ricchezza, fama, pace con i popoli vicini, splendore, conoscenza, edifici magnifici, donne, servi e serve, cantanti e musicisti. Tutto questo, però, non gli aveva dato ciò che stava veramente cercando.

La vera felicità.

Verso la fine della sua vita, riflettendo sul suo passato, scrisse:
“Poi mi volsi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanità e un cercare di afferrare il vento; non c'era alcun vantaggio sotto il sole. Perciò ho preso in odio la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso, poiché tutto è vanità e un cercare di afferrare il vento”  (Ecclesiaste 2:11,17).

Il messaggio principale dell’Ecclesiaste è semplice: nell'originale ebraico, troviamo la parola “vanità” usata per ben 38 volte da Salomone nei 12 capitoli di questo libro. Ed è chiaro fin dall’inizio: “Le parole del Predicatore, figlio di Davide, re di Gerusalemme. «Vanità delle vanità», dice il Predicatore; «Vanità delle vanità; tutto è vanità»”  (Ecclesiaste 1:1-2).

Ricorda: queste parole sono state scritte da chi ha sperimentato tutto quello che il mondo ha da dare. Salomone non aveva trovato felicità nelle cose che sono transitorie; il vuoto del suo cuore lo aveva spinto a ritornare a Dio. Nell’ultimo capitolo del libro, rivolge un accorato appello:
“Ricordati del tuo Creatore prima che il cordone d'argento si rompa, il vaso d'oro si spezzi, la brocca si rompa alla fonte e la ruota vada in frantumi al pozzo, e la polvere ritorni alla terra com'era prima e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. «Vanità delle vanità», dice il Predicatore, «tutto è vanità»”  (Ecclesiaste 12:6-8).

In Israele non vi erano molte sorgenti e poteva non piovere anche per lunghi periodi; era molto importante scavare delle cisterne per raccogliere l’acqua piovana.
A cosa sarebbe servita una cisterna rotta? Lo scopo di una cisterna è trattenere l’acqua; il livello dell’acqua in una cisterna rotta è destinato inesorabilmente ad abbassarsi se non viene versata altra acqua a sufficienza.

Dio, attraverso il profeta Geremia, dice che Egli è l’unica sorgente di acqua viva; abbandonare Dio significa scavarsi delle cisterne rotte, che non tengono l’acqua.
Allo stesso modo, le cose di questo mondo possono dare una felicità solo transitoria, e il cuore si svuota di nuovo ben presto; così continuerà a cercare qualcos’altro per soddisfare la sua sete. Lontano da Dio, però, ogni sforzo per ottenere la vera felicità sarà inutile.

Come cercare di afferrare il vento.

C.S. Lewis scriveva: “Dio ci ha fatti, inventati come un uomo inventa un motore. Una macchina è fatta per funzionare con la benzina e non funzionerebbe correttamente con nient’altro. Ora, Dio ha progettato la macchina umana perché funzionasse con Lui. […] Dio non può darci felicità e pace lontano da Lui, perché non vi sono. Non esiste una tale cosa.”  (da “Mere Christianity”)

“E Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita chi viene a Me non avrà mai fame e chi crede in Me non avrà mai sete»”  (Giovanni 6:35).

mercoledì 12 ottobre 2011

04. L'eternità nel cuore

“Egli ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l'eternità nei loro cuori.”  (Ecclesiaste 3:11)

Al “Georgia Aquarium”, l’acquario più grande al mondo, si trova la vasca più grande del mondo; contiene poco meno di 24 milioni di litri di acqua! Immagina che qualcuno ti dia in mano un secchio da 10 litri e ti chieda di riempirla. Possibile? Con anni a disposizione, sì.

Possibile.

E se ti venisse chiesto di riempire con lo stesso secchio un’ipotetica vasca i cui bordi si estendono all’infinito? L’infinito, per definizione, non può essere raggiunto, contato, riempito. In caso contrario… non sarebbe più infinito! Possibile?

Impossibile.

Salomone afferma che Dio ha messo l’eternità nel cuore dell’uomo; Dio ci ha creati perché potessimo vivere per sempre insieme a Lui; la nostra vita doveva essere senza fine.
“Il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte”  (Romani 5:12); il peccato ha rovinato il piano di Dio per l’umanità. Nonostante siamo soggetti alla morte, nel nostro cuore è rimasto il pensiero dell’eternità, l’anelito per qualcosa oltre questo mondo.

Dio ha messo in te il desiderio di una vita eterna, infinita; il vuoto che c’è nel tuo cuore, quindi, può essere riempito solo da qualcosa di infinito, perché l’infinito non può essere colmato da cose “finite”. Niente e nessuno al mondo potranno mai colmarlo, perché sia le persone sia le cose hanno un inizio e una fine. Chi può soddisfare la nostalgia dell’eternità che è in te? Chi è l’unico che è eterno, infinito?

Dio.

L’autore cristiano C.S. Lewis scrisse: “Le creature non nascono con desideri il cui appagamento non esiste. Un bambino sente la fame; bene, esiste qualcosa come il cibo. Un anatroccolo vuole nuotare; bene, esiste qualcosa come l’acqua. Gli uomini provano desiderio sessuale; bene, esiste qualcosa come il sesso. Se trovo in me un desiderio che nessuna esperienza in questo mondo può soddisfare, la spiegazione più probabile è che sono stato fatto per un altro mondo.”  (da “Mere Christianity”) 

martedì 4 ottobre 2011

03. Emmanuele: Dio con noi

“Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, il quale sarà chiamato Emmanuele che, interpretato, vuol dire: «Dio con noi»  (Matteo 1:23)

Adamo ed Eva, a causa della loro disubbidienza, non potevano più avere accesso all’albero della vita nel giardino dell’Eden; Dio aveva cacciato l’uomo dall’Eden, ma non dal Suo cuore. Anche se l’uomo non poteva più vivere alla Sua presenza, Dio non aveva perso il desiderio di vivere con lui.

Ci spostiamo avanti nel tempo. Il popolo d’Israele, appena liberato da Dio dalla schiavitù d’Egitto, si trovava accampato nel deserto ai piedi del Monte Sinai. Nel frattempo, Mosè, proprio sul monte, ricevette da Dio l’ordine: “Mi facciano un santuario, perché Io abiti in mezzo a loro”  (Esodo 25:8). Gli Israeliti abitavano in tende e anche Dio voleva dimorare in una tenda, il tabernacolo, in mezzo al loro accampamento.

“E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi, e noi abbiamo contemplato la Sua gloria, gloria come dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”  (Giovanni 1:14).

Il verbo greco usato da Giovanni, tradotto con “abitare”, significa letteralmente “piantare una tenda”. Dio aveva ordinato a Mosè di costruire un tabernacolo per abitare in mezzo al popolo e si sarebbe incarnato per abitare in mezzo agli uomini. Non più in una tenda.

Come un uomo.

Come la gloria di Dio era presente nel santuario, così risplendeva nella vita di Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù ha colmato tutta la distanza che separava il trono di Dio dalla terra; ha mangiato, camminato, sudato, lavorato con noi. Ha sofferto con noi.

Per noi.

Gesù è venuto per vivere con noi e per noi. E morire per noi.

“Con la Sua vita e con la Sua morte, Cristo ha più che rimediato il danno prodotto dal peccato. Scopo di Satana era creare una divisione eterna fra Dio e l’uomo; ma in Cristo noi possiamo unirci a Dio più intimamente di come avremmo potuto fare se non fossimo mai caduti. Prendendo la nostra natura, il Salvatore ha unito a Sé l’umanità con un legame che non potrà mai essere infranto. Per tutta l’eternità rimarrà unito a noi.  […]  In Cristo la famiglia della terra e quella del cielo si riuniscono. Il Cristo nella gloria è nostro fratello. Il cielo è compreso nell’umanità, e l’umanità è racchiusa nell’Amore infinito.”  (“La Speranza dell’uomo”, cap. 1).

“E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal cielo, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed Egli abiterà con loro; ed essi saranno Suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio»”  (Apocalisse 21:2-3).

Dio sta aspettando un altro tabernacolo, la Nuova Gerusalemme, nella quale potrà di nuovo abitare in perfetta armonia con l’uomo. Gesù desidera vivere con te.

Per sempre. E vuole cominciare ora.