martedì 3 settembre 2013

25. Dead Man Walking

“Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita”  (1Giovanni 5:12)

“Dead man walking”, ovvero “uomo morto che cammina”. Queste agghiaccianti parole risuonano nell’aria e nelle orecchie dei condannati a morte di alcune zone degli Stati Uniti. È il giorno dell’esecuzione: il detenuto esce per l’ultima volta dalla sua cella nel braccio della morte e la guardia carceraria grida: “Uomo morto che cammina!”.

Immagina l’eco di questa terribile sentenza rimbalzare nei pensieri del condannato; davanti a lui c’è un corridoio e, in fondo, una stanza che lo aspetta. Non c’è scampo per lui, il suo percorso è già tracciato; non c’è altra possibilità, non c’è nessuna via di fuga, nessuna speranza, nessun futuro.

Non importa cosa gli succederà lungo quel corridoio; non importa se piangerà o meno, se inciamperà, se suderà freddo, se tossirà, se dalle finestre delle altre celle entrerà un raggio di sole oppure no. Non importa niente di niente. È un uomo già morto.

Ma ancora cammina.

Il suo destino è irrimediabilmente segnato; nel momento in cui la guardia pronuncia la sua frase, il condannato diventa morto. Si trova in una condizione paradossale; è come se fosse già morto, ma ancora gli resta un breve periodo di vita. Miliardi di persone su questo pianeta si trovano nella stessa condizione, spiritualmente parlando.

“E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Suo Figlio”  (1Giovanni 5:11).
Molti percorrono il corridoio della loro vita senza Gesù; in fondo c’è una sola stanza dove incontreranno la morte. Molti vivono come uomini morti che camminano; hanno una vita, una casa, una famiglia, un lavoro, ma il loro destino eterno è segnato: non saranno salvati. Sono uomini già morti, eternamente morti, che hanno davanti ancora un tratto di vita.

C’è, però, una differenza fondamentale con la condizione del condannato a morte; Gesù ha già percorso quel corridoio fino in fondo, ha già subito la condanna che era nostra: “Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio” ,“Egli stesso portò i nostri peccati nel Suo corpo sul legno della croce”  (1Pietro 3:18, 2:24).

Hai la possibilità di voltarti e camminare nella direzione opposta; non c’è bisogno che tu sia perso, separato da Dio per l’eternità, perché Gesù ha subìto la morte che era tua, affinché potessi avere vita eterna. 
La Bibbia dice: “Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita”  (1Giovanni 5:12). Chi accetta il Suo sacrificio ha la vita, ma chi non accetta che Cristo sia morto al suo posto subirà la condanna per i suoi peccati.

Pensa al dolore che Gesù prova nel vedere le persone per le quali è morto scegliere di subire la condanna sulla propria pelle! Oggi ci rivolge un accorato appello: “Io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d’Israele?”  (Ezechiele 33:11).

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