“Poiché il Mio popolo ha commesso due mali:
ha abbandonato Me, la sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne
rotte, che non tengono l'acqua.”
(Geremia 2:13)
Il re Salomone, durante i quarant’anni del
suo regno, aveva ottenuto tutto quello che il mondo può offrire: potere,
prestigio, ricchezza, fama, pace con i popoli vicini, splendore, conoscenza,
edifici magnifici, donne, servi e serve, cantanti e musicisti. Tutto questo,
però, non gli aveva dato ciò che stava veramente cercando.
La vera felicità.
Verso la fine della sua vita, riflettendo
sul suo passato, scrisse:
“Poi mi volsi a considerare tutte le opere
che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanità e un cercare di afferrare
il vento; non c'era alcun
vantaggio sotto il sole. Perciò ho preso in odio la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso, poiché tutto è vanità e un cercare di afferrare il
vento” (Ecclesiaste 2:11,17).
Il messaggio principale dell’Ecclesiaste è
semplice: nell'originale ebraico, troviamo la parola “vanità” usata per ben 38 volte da Salomone nei 12
capitoli di questo libro. Ed è chiaro fin dall’inizio: “Le parole del
Predicatore, figlio di Davide, re di Gerusalemme. «Vanità delle vanità», dice
il Predicatore; «Vanità delle vanità; tutto è vanità»” (Ecclesiaste
1:1-2).
Ricorda: queste parole sono state scritte da
chi ha sperimentato tutto quello che il mondo ha da dare. Salomone non aveva
trovato felicità nelle cose che sono transitorie; il vuoto del suo cuore lo
aveva spinto a ritornare a Dio. Nell’ultimo capitolo del libro, rivolge un accorato
appello:
“Ricordati
del tuo Creatore prima che il cordone d'argento si rompa, il vaso d'oro
si spezzi, la brocca si rompa alla fonte e la ruota vada in frantumi al pozzo,
e la polvere ritorni alla terra com'era prima
e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. «Vanità delle vanità», dice il Predicatore,
«tutto è vanità»” (Ecclesiaste 12:6-8).
In Israele non vi erano molte sorgenti e
poteva non piovere anche per lunghi periodi; era molto importante scavare delle
cisterne per raccogliere l’acqua piovana.
A cosa sarebbe servita una cisterna rotta?
Lo scopo di una cisterna è trattenere l’acqua; il livello dell’acqua in una
cisterna rotta è destinato inesorabilmente ad abbassarsi se non viene versata
altra acqua a sufficienza.
Dio, attraverso il profeta Geremia, dice che
Egli è l’unica sorgente di acqua viva; abbandonare Dio significa scavarsi delle
cisterne rotte, che non tengono l’acqua.
Allo stesso modo, le cose di questo mondo
possono dare una felicità solo transitoria, e il cuore si svuota di nuovo ben
presto; così continuerà a cercare qualcos’altro per soddisfare la sua sete.
Lontano da Dio, però, ogni sforzo per ottenere la vera felicità sarà inutile.
Come cercare di afferrare il vento.
C.S. Lewis scriveva: “Dio ci ha fatti, inventati come un uomo
inventa un motore. Una macchina è fatta per funzionare con la benzina e non
funzionerebbe correttamente con nient’altro. Ora, Dio ha progettato la macchina
umana perché funzionasse con Lui. […] Dio non può darci felicità e pace lontano
da Lui, perché non vi sono. Non esiste una tale cosa.” (da “Mere Christianity”)
“E Gesù disse loro: «Io sono il pane della
vita chi viene a Me non avrà mai fame e chi crede in Me non avrà mai sete»” (Giovanni 6:35).
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