martedì 18 ottobre 2011

05. Cisterne rotte

“Poiché il Mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato Me, la sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non tengono l'acqua.”  (Geremia 2:13)

Il re Salomone, durante i quarant’anni del suo regno, aveva ottenuto tutto quello che il mondo può offrire: potere, prestigio, ricchezza, fama, pace con i popoli vicini, splendore, conoscenza, edifici magnifici, donne, servi e serve, cantanti e musicisti. Tutto questo, però, non gli aveva dato ciò che stava veramente cercando.

La vera felicità.

Verso la fine della sua vita, riflettendo sul suo passato, scrisse:
“Poi mi volsi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanità e un cercare di afferrare il vento; non c'era alcun vantaggio sotto il sole. Perciò ho preso in odio la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso, poiché tutto è vanità e un cercare di afferrare il vento”  (Ecclesiaste 2:11,17).

Il messaggio principale dell’Ecclesiaste è semplice: nell'originale ebraico, troviamo la parola “vanità” usata per ben 38 volte da Salomone nei 12 capitoli di questo libro. Ed è chiaro fin dall’inizio: “Le parole del Predicatore, figlio di Davide, re di Gerusalemme. «Vanità delle vanità», dice il Predicatore; «Vanità delle vanità; tutto è vanità»”  (Ecclesiaste 1:1-2).

Ricorda: queste parole sono state scritte da chi ha sperimentato tutto quello che il mondo ha da dare. Salomone non aveva trovato felicità nelle cose che sono transitorie; il vuoto del suo cuore lo aveva spinto a ritornare a Dio. Nell’ultimo capitolo del libro, rivolge un accorato appello:
“Ricordati del tuo Creatore prima che il cordone d'argento si rompa, il vaso d'oro si spezzi, la brocca si rompa alla fonte e la ruota vada in frantumi al pozzo, e la polvere ritorni alla terra com'era prima e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. «Vanità delle vanità», dice il Predicatore, «tutto è vanità»”  (Ecclesiaste 12:6-8).

In Israele non vi erano molte sorgenti e poteva non piovere anche per lunghi periodi; era molto importante scavare delle cisterne per raccogliere l’acqua piovana.
A cosa sarebbe servita una cisterna rotta? Lo scopo di una cisterna è trattenere l’acqua; il livello dell’acqua in una cisterna rotta è destinato inesorabilmente ad abbassarsi se non viene versata altra acqua a sufficienza.

Dio, attraverso il profeta Geremia, dice che Egli è l’unica sorgente di acqua viva; abbandonare Dio significa scavarsi delle cisterne rotte, che non tengono l’acqua.
Allo stesso modo, le cose di questo mondo possono dare una felicità solo transitoria, e il cuore si svuota di nuovo ben presto; così continuerà a cercare qualcos’altro per soddisfare la sua sete. Lontano da Dio, però, ogni sforzo per ottenere la vera felicità sarà inutile.

Come cercare di afferrare il vento.

C.S. Lewis scriveva: “Dio ci ha fatti, inventati come un uomo inventa un motore. Una macchina è fatta per funzionare con la benzina e non funzionerebbe correttamente con nient’altro. Ora, Dio ha progettato la macchina umana perché funzionasse con Lui. […] Dio non può darci felicità e pace lontano da Lui, perché non vi sono. Non esiste una tale cosa.”  (da “Mere Christianity”)

“E Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita chi viene a Me non avrà mai fame e chi crede in Me non avrà mai sete»”  (Giovanni 6:35).

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