mercoledì 12 ottobre 2011

04. L'eternità nel cuore

“Egli ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l'eternità nei loro cuori.”  (Ecclesiaste 3:11)

Al “Georgia Aquarium”, l’acquario più grande al mondo, si trova la vasca più grande del mondo; contiene poco meno di 24 milioni di litri di acqua! Immagina che qualcuno ti dia in mano un secchio da 10 litri e ti chieda di riempirla. Possibile? Con anni a disposizione, sì.

Possibile.

E se ti venisse chiesto di riempire con lo stesso secchio un’ipotetica vasca i cui bordi si estendono all’infinito? L’infinito, per definizione, non può essere raggiunto, contato, riempito. In caso contrario… non sarebbe più infinito! Possibile?

Impossibile.

Salomone afferma che Dio ha messo l’eternità nel cuore dell’uomo; Dio ci ha creati perché potessimo vivere per sempre insieme a Lui; la nostra vita doveva essere senza fine.
“Il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte”  (Romani 5:12); il peccato ha rovinato il piano di Dio per l’umanità. Nonostante siamo soggetti alla morte, nel nostro cuore è rimasto il pensiero dell’eternità, l’anelito per qualcosa oltre questo mondo.

Dio ha messo in te il desiderio di una vita eterna, infinita; il vuoto che c’è nel tuo cuore, quindi, può essere riempito solo da qualcosa di infinito, perché l’infinito non può essere colmato da cose “finite”. Niente e nessuno al mondo potranno mai colmarlo, perché sia le persone sia le cose hanno un inizio e una fine. Chi può soddisfare la nostalgia dell’eternità che è in te? Chi è l’unico che è eterno, infinito?

Dio.

L’autore cristiano C.S. Lewis scrisse: “Le creature non nascono con desideri il cui appagamento non esiste. Un bambino sente la fame; bene, esiste qualcosa come il cibo. Un anatroccolo vuole nuotare; bene, esiste qualcosa come l’acqua. Gli uomini provano desiderio sessuale; bene, esiste qualcosa come il sesso. Se trovo in me un desiderio che nessuna esperienza in questo mondo può soddisfare, la spiegazione più probabile è che sono stato fatto per un altro mondo.”  (da “Mere Christianity”) 

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